Fraternità Francescana
Madre della Riconciliazione e della Pace

Origine del nome

Come indica il suo stesso nome, il santuario sorse proprio sopra un luogo di culto della antica dea Laverna, questo fatto viene attestato dalla testimonianza di padre Salvatore Vitale, un erudito francescano del Seicento:

«Della causa perché questo Sacro Monte fu chiamato Laverna.

Questo sacro Monte, per tradizione di memoria antichissima si sa, e per molti Autori, che fu nominato Laverna per un Tempio di Laverna, Dea gentilica di ladroni quivi edificato, e frequentato da molti crassatori e ladri che stavano dentro al folto bosco che lo veste; e spesse, profonde ed orrende caverne e burroni, dove sicuri dimoravano per spogliare e predare li viandanti...»

L'antico culto pagano della dea Laverna, che dà il nome anche al comune di Chiusi della Verna, era indirizzato come protettrice dei rifugiati, degli anfratti e dei nascondigli, tipici di questo territorio montano; dello stesso significato era l'antico culto pagano del dio della montagna Pen, da cui deriverebbe altresì il nome Appennino e il nome del monte Penna, presso il quale sorge il santuario.


Storia

La Verna è il più famoso dei conventi del Casentino e uno dei luoghi più rilevanti del francescanesimo.

La fondazione di un primo nucleo eremitico risale alla presenza sul luogo di san Francesco, che nella primavera del 1213 incontrò, a San Leo di Montefeltro, il conte Orlando di Chiusi in Casentino, il quale, colpìto dalla sua predicazione, volle fargli dono del monte della Verna che successivamente divenne luogo di numerosi e prolungati periodi di ritiro. Negli anni successivi sorsero alcune piccole celle e la chiesetta di Santa Maria degli Angeli (1216-18).

L'impulso decisivo allo sviluppo di un grande convento fu dato dall'episodio delle stimmate (1224), avvenuto su questo monte, prediletto dal santo come luogo ideale per dedicarsi alla meditazione. L'ultima visita di Francesco al monte avvenne nell'estate del 1224. Vi si ritirò nel mese di agosto, per un digiuno di 40 giorni in preparazione per la festa di san Michele e, mentre era assorto in preghiera, ricevette le stimmate.

Da allora la Verna divenne un suolo sacro. Papa Alessandro IV la prese sotto la protezione papale, nel 1260 vi fu eretta e consacrata una chiesa, alla presenza di san Bonaventura e di numerosi vescovi. Pochi anni dopo venne eretta la cappella delle Stimmate, finanziata dal conte Simone di Battifolle, vicino al luogo ove era avvenuto il miracolo. Una cappella più antica, Santa Maria degli Angeli, costruita nel 1218 per san Francesco da Orlando, è raggiungibile dalla sacrestia della chiesa maggiore, iniziata nel 1348 ma rimasta incompiuta fino al 1459. Da quest'ultima i frati che risiedono alla Verna si recano in solenne processione due volte al giorno (alle 14 e a mezzanotte) verso la cappella delle Stimmate. Nella solennità delle stimmate (17 settembre) e anche in altre occasioni, molte comunità parrocchiali dei dintorni o fedeli e turisti provenienti da più lontano si recano a visitare questi luoghi, e i frati sono organizzati per ricevere ed accogliere circa 2000-3000 pellegrini.

Il convento venne parzialmente distrutto da un incendio nel XV secolo ed in seguito restaurato; nuovi restauri si ebbero nei tre secoli successivi. Nel 1810 e nel1866 i frati ne vennero temporaneamente espulsi a seguito delle soppressioni degli ordini religiosi.

Il monte della Verna entra nella storia dei grandi luoghi santi del mondo grazie a un incontro carico di umanità, di cortesia e di comunione spirituale. Nella primavera del 1213 Francesco d’Assisi insieme a frate Leone stava attraversando la regione del Montefeltro quando sentì di una festa presso il castello di S. Leo: si trattava dell’investitura di qualche cavaliere? Era l’occasione di incontrare gente, di parlare loro del Vangelo, dell’Amore. Salì al castello mentre, forse, sulla piazza si svolgeva una gara di menestrelli.

Montò su di un muretto e lanciò il tema della sua canzone d’amore: Tanto è quel bene ch’io aspetto, che ogni pena m’è diletto. Le sue parole furono così vibranti che gli occhi e la mente di tutti erano come rapiti da lui. Tra gli ascoltatori c’era il Conte di Chiusi in Casentino, Orlando Catani. Via via che lo ascoltava, sentiva crescere in sé il bisogno di parlare con quell’uomo nuovo, di aprirgli il cuore sui fatti della propria anima. Terminata la predica, glielo chiese. Francesco ne fu contento ma volle che prima lui adempisse ai doveri della cortesia e dell’amicizia: Onora gli amici tuoi che ti hanno invitato per la festa e desina con loro, e dopo desinare parleremo insieme quanto ti piacerà. L’incontro fu intenso. Il Conte trovò luce nelle parole dell’uomo di Dio, ma il colloquio gli fece intuire anche qualche riflesso dell’anima di Francesco. Volle perciò fargli un’offerta che gli pareva adatta al suo voler essere tutto di Dio, alla sua ricerca di solitudine: Io ho in Toscana uno monte divotissimo il quale si chiama monte della Vernia, lo quale è molto solitario e salvatico ed è troppo bene atto a chi volesse fare penitenza, in luogo rimosso dalle gente, o a chi desidera fare vita solitaria. S’egli ti piacesse, volentieri Io ti donerei a te e a’ tuoi compagni per salute dell’anima mia. L’offerta piacque a Francesco. Poco tempo dopo mando due suoi compagni a vedere e, avuta conferma che quanto il conte diceva corrispondeva a verità, accettò il monte con grande gioia.

I Fioretti narrano che quando egli vi si recò fu accolto alle falde del monte da una grande torma di diversi uccelli, li quali con battere I’ali mostravano tutti grandissima festa e allegrezza. Francesco disse ai frati suoi compagni che questo era segno del compiacimento divino: al nostro Signore Gesù Cristo piace che abitiamo in questo luogo solitario. Così la Verna divenne uno dei romitori nei quali ogni anno egli amava passare prolungati periodi di ritiro. Non sappiamo quante volte vi sia salito. Conosciamo invece i fatti della quaresima di S. Michele che vi passò sul finire dell’estate del 1224. Sarebbe stata questa la sua ultima sosta alla Verna. Era stanco e ammalato. Aveva rinunciato a guidare personalmente il suo ordine: ormai aveva avuto la sicurezza dell’approvazione della Regola da parte del Papa Onorio IV (29 novembre 1223).

In essa aveva dato ai suoi frati il midollo del Vangelo, quella era la via da seguire! Per lui era cominciato come un nuovo itinerario di intimità col suo Signore. Nove mesi prima, la celebrazione del Natale gli aveva permesso di immedesimarsi nella esperienza della povertà dell’Incarnazione (Presepe di Greccio1223). Ora lo attendeva il culmine dell’esperienza dell’amore, il dare la vita. Alla Verna ebbe il coraggio di chiedere proprio questo nelle sue notti di preghiera, di solitudine e di rapimento: provare un po’ dell’amore e del dolore che Gesù Cristo sentì nei momenti della sua Pasqua di Morte e Risurrezione. Fu esaudito e, intorno alla Festa dell’esaltazione della Croce (14 settembre), il suo corpo fu segnato delle stesse piaghe del Crocifisso

Di più, nelle sue mani e nei suoi piedi si formarono come delle escrescenze a forma di chiodi. Mai la storia aveva narrato un fatto simile. Circa venti anni prima (1205/6) aveva cominciato a seguire il Vangelo del Signore ascoltando la Parola del Crocifisso di S. Damiano. Quelle parole e quell’immagine gli si erano stampate nel cuore. Adesso si manifestavano nella sua carne. Fu la sua Pasqua: la Liturgia della Festa delle Stimmate applica a lui le parole di S. Paolo: Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me… difatti io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo (Gal 2,20; 6,17).

Francesco era diventato la parola di amore che per anni aveva meditato, vissuto e annunciato. Sul finire di Settembre lasciò la Verna. Per due anni cercò di nascondere i segni del prodigio. Solo pochi intimi ne vennero a conoscenza prima della sua morte (3/4 Ottobre l 226). La Verna, abitata, amata e custodita dai figli di frate Francesco, nasce e affonda le sue radici in questo evento storico e misterioso. “A causa dell’esperienza singolare che S. Francesco vi ebbe di Cristo, anime pensose lo annoverano ancora tra gli alti luoghi dello spirito” (Paolo VI). Essa ha in sé mille messaggi di bellezza, di forza, di silenzio, di ricerca, di pace… ma tutti sono solo un tenue riverbero di quella notte in cui il Monte della Vernia parea ch’ardesse di fiamma isplendidissima, la quale risplendeva e illuminava tutti li monti e le valli d’intorno, come se fusse il sole sopra la terra.

Visitare la Verna e un po’ affacciarsi a questo mistero, chiedere di esporsi a questa luce


Cappella (chiesetta) di Santa Maria degli Angeli

Fu il primo nucleo del sito, voluta direttamente nel 1216 dallo stesso San Francesco, riprendendo la semplicità di Assisi, così come il nome, dedicato all'evento dell'apparizione mariana al santo, avvenuto nello stesso anno. Il conte Orlando aiutò quindi a finanziare l'impianto originario, ma fu soltanto a partire dal 1250, per volere del cardinal Rainaldo da Segni e di Papa Innocenzo IV, che la chiesetta si ampliò nella dimensioni attuali, per esser quindi consacrata soltanto nel 1260.

Essa viene introdotta da un basso porticato situato a destra della Basilica Maggiore, ed alla quale si accede attraverso il portone. Il basso porticato comprende anche due ingressi al convento e una saletta, oggi adibita a mercatino, adiacente ad un passaggio verso il bosco della frazione Beccia.

L'interno della cappella si presenta ad aula unica, suddivisa in due parti da un tramezzo. Ristrutturata ed ampliata dopo il 1250, conservò della struttura primitiva soltanto la campana del 1257, presente sul campaniletto a vela.

Al suo interno, troviamo, sulle pareti, due tele del pittore fiorentino Ferdinando Folchi del 1877, raffiguranti una l'incontro tra San Francesco e il conte Orlando Catani presso la rocca di San Leo nel Montefeltro, quando quest'ultimo dona il sacro Monte della Verna al frate l'8 maggio 1213, l'altra raffigurante l'evento della dedicazione della chiesetta a Santa Maria degli Angeli.

Ai due lati del tramezzo sono posizionati due rilievi in terracotta invetriata, uno raffigurante la Natività con San Francesco e Sant'Antonio, l'altro il Cristo in Pietà tra la Vergine e San Giovanni, entrambe opere di Andrea col figlio Luca II Bartolomeo detto "Il Giovane" Della Robbia; entrambe queste due opere sono datate tra il 1490 e il 1493.

Passando oltre il tramezzo, si può ammirare, sopra l'altare, il grazioso dossale, sempre in terracotta invetriata, raffigurante l’Assunta che dona la sua sacra cintola a San Tommaso, tra i Santi Gregorio, Francesco e Bonaventura. Tale gesto affonda nella classica tradizione cristiana, che si diffuse in Toscana soprattutto nel X secolo. Il rilievo è attribuito al solo Andrea della Robbia, realizzato intorno al 1488.


Basilica maggiore

La costruzione della Basilica maggiore fu iniziata a ridosso della chiesetta Santa Maria degli Angeli soltanto nel 1348, grazie al contributo del conte Tarlato di Pietramala, e terminata molto dopo, nel 1509, grazie al contributo dell'Arte della Lana di Firenze).

Prospiciente al piazzale del Quadrante, la Basilica fu dedicata alla Madonna Assunta, e consacrata nel 1568, quindi più volte rimaneggiata negli anni successivi. Essa è introdotta dal portico rinascimentale, che si prolunga sul fianco destro fino quasi al campanile, e presenta un impianto a croce latina a navata unica, con volte a crociera.

All'interno, troviamo altri importanti rilievi in terracotta invetriata; sulla parete di destra, vicino al portone d'ingresso, la Madonna del Rifugio (ovvero Madonna in trono con il Bambino tra i Santi Onofrio, Antonio abate, Maria Maddalena e Francesco), opera dei bottegai di Andrea Della Robbia, e datata 1500-1510.
Sempre proseguendo sul lato destro, si apre la piccola cappella delle Reliquie, risalente al 
1635, dove sono conservati il saio del santo, al centro in alto un residuo del suo sangue, più altre reliquie custodite sotto vetro.
Proseguendo sempre sulla destra, si trova la seconda uscita della chiesa, quindi la cappella frontale della 
Natività, che conserva l'omonima opera di Andrea Della Robbia datata 1479. Ancora più avanti, vicino al presbiterio e all'ingresso della sagrestia, fu quindi ricavata ancora una piccola cappella laterale, voluta dal principe Piero Ginori Conti (cappella Ginori, appunto) sul finire del XIX secolo, consacrata dal vescovo Emanuele Mignone nel 1939, e sul quale spicca il secondo organo a canne.

Dietro il presbiterio si trova il coro, composto da due file di stalli in noce che nella parte centrale presentano tarsie raffiguranti Santa Maria Assunta, San Lorenzo e il Beato Giovanni, opera novecentesca di fra Leonardo Galiberti da Legnaia. Di qualità è il bancone del 1509, intarsiato da Piero di Zanobi. Sui due lati del presbiterio vi sono le due figure di San Francesco e Sant'Antonio abate (1475-80 circa).

La cappella laterale a sinistra del presbiterio, proprio dietro l'organo semplice, è invece dedicata all' Ascensione di Gesù, con l'imponente opera omonima in terracotta invetriata, di Andrea Della Robbia e il figlio Luca II Bartolomeo detto Il Giovane, eseguita nel 1480.

Tornando indietro sul lato sinistro della chiesa, la cappella frontale gemella con il colonnato è dedicata all' Annunciazione, e conserva l'opera omonima di Andrea della Robbia, datata 1475.

Proseguendo ancora indietro verso l'ingresso, la cappella San Michele, che conserva le spoglie del beato Giovanni della Verna (o da Fermo), frate del XIII secolo al quale apparve Cristo presso il luogo della cappella del faggio, una piccola costruzione in pietra nel bosco sovrastante il santuario.


Corridoio delle Stimmate

Uscendo dalla parte destra del portico rinascimentale della basilica maggiore, si trova dapprima il passaggio sul retro del convento, connesso al sentiero pavimentato che conduce al piccolo parcheggio nel bosco, quindi, attraverso un arco su di un secondo portico, si trova l'accesso al corridoio delle Stimmate, totalmente coperto.
Qui si può ammirare su una piccola cappella aperta, dedicata al conte 
Checco di Montedoglio e contenente una Pietà tra i santi Giovanni Evangelista, Maria Maddalena, Francesco, Michele Arcangelo, Antonio da Padova e Girolamo, un rilievo in maiolica dipinta, opera dello scultore Santi Buglioni e dei suoi aiuti, databile 1525-1532 circa. Attraverso il passaggio ad arco si accede quindi al corridoio delle Stimmate, interamente coperto, edificato tra il 1578 e il 1582.In questo corridoio si svolge, dal 1431, la giornaliera processione dell'ora nona. Il corridoio fu affrescato con alcuni episodi della vita di San Francesco; trattasi di diciotto riquadri, che furono realizzati da Baccio Maria Bacci in due tempi, tra il1929 e 1962, in sostituzione degli affreschi seicenteschi di frà Emanuele da Como, già rinnovati nel 1840 da Luigi e Giovanni Ademollo, la cui opera è ancora visibile negli ultimi tre riquadri. A circa metà del corridoio, si trova, sulla destra, una porta di accesso all'esterno dove giace il "letto" di San Francesco. Si tratta di una piccola grotta, dove il santo si accingeva a riposare sulla nuda terra; a causa della razzìa della stessa terra della grotta nel corso degli anni, da parte di turisti e affini, fu successivamente posta una griglia ferrata di protezione sopra la terra stessa.
Il lato sinistro del corridoio è costeggiato da un sentiero esterno pavimentato e parallelo, al quale si accede ad altri luoghi di preghiera e di meditazione del santo come, ad esempio, il 
sasso spicco.

Proseguendo quindi tutto il corridoio fino in fondo, si giunge quindi all'antico Romitorio, quindi all'accesso della cappella delle Stimmate.


Cappella delle Stimmate

Al fondo del Corridoio delle Stimmate, si giunge a un'aera caratterizzata da vari piccoli locali; sulla parte destra si apre la Cappella Loddi, con il passaggio verso l'antico romitorio. Più avanti, si accede alla saletta detta Cappella della Croce, con a sinistra l'oratorio di Sant'Antonio, la cappella di S. Bonaventura e di S. Sebastiano (quest'ultima che si affaccia sull'esterno del precipizio), mentre sulla sinistra la cappella della Madonna della Scala.

Più in fondo, si accede alla famosa saletta della cappella delle Stimmate, il cuore del santuario, che fu eretta sul luogo dell'evento miracoloso, intorno al 1263, a navata unica e coperta da volta a crociera. Sul pavimento, è segnalato da una lapide il luogo dove sarebbe avvenuto il miracolo delle Stimmate. Sopra la porta è un tondo di bottega di Andrea della Robbia e allievi di bottega con la Madonna con Bambino benedicente, del 1480-1485.

Sulla parete di fondo, è posta una monumentale pala centinata, sempre in terracotta invetriata, raffigurante la Crocifissione, fra angeli, con ai piedi la Madonna, San Giovanni San Francesco e San Girolamo dolenti, eseguita nel 1481 da Andrea della Robbia. Nei pressi della Cappella, dimorò per alcuni mesi nel 1230 anche San Antonio da Padova.


Foresta monumentale de La Verna

Di grande interesse naturalistico è la foresta monumentale de La Verna la quale è giunta fino ai giorni nostri anche grazie alla sapiente opera dei francescani che l'hanno curata nei secoli, in una perfetta armonizzazione tra uomo e natura. Il bosco principale è rappresentato dalla consociazione abete faggio, con esemplari che raggiungono i 50 metri di altezza e diametri fino a 180 cm. Nella zona nord-ovest del santuario è presente la faggeta pura. La foresta è caratterizzata anche da una straordinaria ricchezza botanica e dalla presenza di una numerosa fauna selvatica che annovera quattro specie di ungulati, il cervo, il daino, il capriolo e il cinghiale, oltre al loro predatore naturale, il lupo. Sono presenti anche numerose specie di uccelli, tra cui i rapaci gufo reale e falco pellegrino.


La Verna